

È stato un po' come succede normalmente per qualsiasi film, serie tv, libro che da semplice prodotto di consumo dalle ambizioni più o meno pretenziose si trasforma improvvisamente in un fenomeno dilagante, se non di “culto” in certi casi. L'amico, il cugino, il compagno di banco, il tizio sul forum, il redattore del sito online, qualche annuncio e qualche trailer sparsi qua e là tra Youtube, riviste e televisione, ed il gioco è fatto. Arriva sugli scaffali e ne parlano tutti: chi bene e chi invece bene “ma, insomma, con moderazione, eh”, chi male e poi lo rivende a quella nota catena di rigattieri di videogames, chi invece preferisce metterlo nel cellophane e magari conservarlo in una teca di vetro. Ma l'importante è che se ne parli, sempre e comunque. In occasione della pubblicazione dei dati di vendita dei titoli per console del mese di agosto, e nell'attesa di vedere quelli di settembre (post-release di GTA V), aggiungerò un'altra voce a questo coro più o meno stonato, ma stavolta tentando di capire perché, e come, la trimestrale permanenza in vetta alle classifiche di The Last of Us può assumere un senso ed una portata che va ben oltre il puro dato commerciale (e oltre l'ironica circostanza che a permanere sul podio ci sia un gioco con la parola “Last” nel titolo).
Se osservassimo mese per mese, anno per anno, la “hit-parade” dei titoli più venduti nel nostro Belpaese e all'estero, ricaveremmo uno scorcio abbastanza fedele dell'attuale stato dell'industria videoludica e del relativo mercato di riferimento. Le prime posizioni sono costantemente saccheggiate da alcune ben precise tipologie di giochi: si va dai simulatori sportivi (Fifa/Pes, i vari Sims) ai giochi casual o rivolti a particolari fasce (Just Dance, Animal Crossing e soci), passando per eventuali giochi di ruolo online ed infine agli equivalenti videoludici, per motivi di budget quanto per la loro presunzione, dei blockbuster hollywoodiani, ovvero i grandi brand come Call of Duty e Assassin's Creed.Se sei un appassionato di giochi MMO e browser game, avrai sicuramente già sentito parlare dei MOBA, un genere nato qualche anno fa e che ormai ha riscosso un successo tale da spingere innumerevoli aziende di gioco a sviluppare titoli di questo tipo. Si tratta di un intrattenimento un po' particolare, una sorta di strategico dove due squadre si scontrano su una mappa percorribile in tre vie con lo scopo di distruggere la base avversaria, affrontando prima i vari creep e demolendo le torri di guardia. Ora, senza andare troppo nel dettaglio, è chiaro come questa formula apparentemente semplice sia riuscita a far appassionare milioni di giocatori provenienti da ogni parte del mondo, Italia compresa.
Tra i giochi più conosciuti ed ormai storici troviamo League of Legends, ad oggi il più giocato in assoluto, ed Heroes of Neverth, un altro MOBA perfezionato in anni di sviluppo e caratterizzato da una continua introduzione di nuovi eroi tra i quali poter scegliere. Tra le novità di maggior successo troviamo invece Dota 2, un vero e proprio must per gli appassionati del genere, mentre un po' più in sordina sono arrivati anche Merc Élite, un MOBA questa volta in versione browser game, ed Infinite Crisis, un gioco dove i partecipanti possono utilizzare alcuni eroi dell'universo DC come Batman, Joker, Flash e Lanterna Verde.
Uno dei difetti più fastidiosi tra quelli spesso discussi nei forum di settore riguarda la community, la quale ad esempio in Heroes of Neverth ha fatto fuggire nel tempo molti giocatori per via dei continui insulti ed imprecazioni. I MOBA sono molto competitivi, questo è chiaro, ma alle volte la voglia di vincere di alcuni partecipanti e la frustrazione dovuta alla paura di perdere li porta ad essere troppo poco pazienti e ragionevoli, il che può creare atmosfere pesanti tra i membri di una squadra e far nascere liti verbali spesso troppo pesanti. Forse il problema sta nel sistema di matchmaking che permette ai principianti di scontrarsi contro giocatori più abili, oppure è proprio una questione di regole e di disciplina, insomma una mancanza di controllo da parte degli sviluppatori.
Qualunque sia la causa, quel che è certo è che la community di gioco rappresenta un aspetto molto importante per i giocatori, in particolar modo per i principianti che hanno bisogno di potersi concentrare tranquillamente per apprendere le basi del gioco e migliorare le proprie capacità, conoscere nel dettaglio i vari eroi e sperimentare sul campo le rispettive abilità.E' bene precisare che non tutti i MOBA risentono di questo problema, anzi, alcuni titoli come Dota 2 vantano di una comunità pacifica e tranquilla, dove è difficile trovare qualcuno che passa l'intera partita a insultare un compagno di squadra o un avversario. L'atmosfera di gioco è molto incentrata sull'azione e poco sul dialogo, alle volte forse fin troppo. Detto questo, sono sicuro che gli appassionati di MOBA potranno trovare la community adatta alla loro persona provando i vari giochi presenti sul mercato, considerando che ci troviamo di fronte ad un mare di opportunità in continuo aumento.
Alcuni giochi hanno segnato l'inizio e il successo di questo genere videoludico, e tra questi ne troviamo due in particolare che ancora oggi contano milioni di giocatori registrati e partecipanti. Si tratta di League of Legends, dominatore indiscusso del settore, ed Heroes of Neverth, titolo molto amato per la competitività offerta dall'esperienza di gioco ed allo stesso tempo criticato per via di una community piuttosto seria e poco clemente con gli inesperti.
Entrambi offrono un rooster di personaggi vastissimo, suddiviso nelle classiche categorie Forza, Agilità e Intelligenza. Inizialmente ci si trova un po' disorientati, ma con le dovute ore di pratica e una buona dose di pazienza sarà possibile testare con mano le abilità di ogni eroe, così da poterne apprendere gli stili di combattimento e capire quali si sposano meglio con le proprie capacità ed attitudini.
Questi non sono però i MOBA più vecchi in assoluto, dato che colui che ha dato vita a questo genere di intrattenimento è stato Dota, letteralmente Defense of the Ancients, una mappa custom ideata per il videogioco di strategia in tempo reale Warcraft III: Reign of Chaos della Blizzard Entertainment. A distanza di anni, Valve ha deciso di proporne un sequel, ovvero Dota 2, un MOBA che ad oggi potremo definire il migliore e più moderno del settore, un gioco completo e curato in ogni suo aspetto, dotato di un comparto grafico eccellente e di un gameplay ben collaudato grazie a mesi e mesi di closed beta.
Tra le ultime uscite ancora poco conosciute troviamo Infinite Crisis, un MOBA ambientato nell'universo DC dove i giocatori possono utilizzare alcuni super eroi iconici dei fumetti, come ad esempio Batman, Joker, Lanterna Verde, Flash e così via. Rappresenta un'alternativa un po' diversa rispetto a quanto solitamente viene offerto dal genere, dato che le ambientazioni tipicamente fantasy lasciano spazio a scenari urbani con tanto di oggetti distruttibili, automobili ed edifici, mentre le modalità di gioco stesse offrono alcune novità inedite e divertenti.
Merc Élite è un altro gioco di nuova fattura, un titolo di stampo militare giocabile sul browser web e distribuito da Bigpoint, celebre azienda che sviluppa da tempo browser game di qualità e sopratutto in italiano. Attualmente è disponibile soltanto in inglese ma offre un'esperienza già abbastanza completa e divertente, con modalità di gioco classiche e diverse classi di personaggi tra le quali poter scegliere.
Alcune aziende hanno cercato di rivoluzionare il genere offrendo esperienze radicalmente diverse, anche se basate sul solito contesto che vede due squadre scontrarsi in una mappa mediamente vasta per la conquista dei punti di controllo, la distruzione della base avversaria o semplicemente l'uccisione dei nemici. Tra questi ne troviamo due che hanno riscosso un certo successo, ovvero SMITE e Panzar.
SMITE permette ai giocatori di vestire i panni di un Dio, scegliendo fra tutta una serie di divinità conosciute in tutto il mondo, come ad esempio Zeus, Hercules, Odino, Cupido e molti altri. Scegliendo un di questi personaggi, il giocatore può entrare nel campo di battaglia insieme ai propri compagni ed usufruire dei vari poteri divini per scagliare attacchi mortali contro i nemici.
Panzar è un altro gioco molto recente e caratterizzato da un livello d'azione elevato, dotato di un comparto grafico di prim'ordine e di un gameplay molto intuitivo e allo stesso tempo divertente. Vengono offerte diverse razze/classi tra le quali poter scegliere, come ad esempio il potente Orco pronto a sfondare le linee difensive nemiche e l'ingegnere nano che con le sue trappole e marchingegni può colpire i bersagli con ondate di proiettili.
Con questo abbiamo concluso il nostro editoriale dedicato ai giochi MOBA, un genere in continua espansione che ci auguriamo continuerà a divertire milioni di giocatori in tutto il mondo. Vi auguro tanto sano divertimento e vi mando un saluto dalla redazione di giochi-mmo.it!
Mafia: city of lost heaven Il primo Mafia in Italia non riuscì ad arrivare nei nstri scaffali alla data prevista (marzo 2002), ma subì parecchi slittamenti, questo per colpa di esponenti della politica italiana come Carlo Taormina oppure da altre associazioni antimafiose, che vedevano nel gioco, una idolatrazione di Cosa Nostra. Nonostante la vittoria del publisher di allora (Cidiverte), i guai per mafia non finirono, anzi, nel 2004 Rino Piscitiello (deputato dell'allora Margherita), chiese che su tutto il territorio italiano venisse ritirato, senza riuscirci per fortuna. [caption id="" align="aligncenter" width="600"][embed]
https://www.youtube.com/watch?v=YUtaxyA6W2o[/embed]
Essere videogiocatori, si sa, non è facile. A partire dal momento in cui il primo videogiocatore della storia impugnò per la prima volta un paddle o un joystick tra le mani, su tutti noi, suoi discendenti, si è abbattuta implacabile la spietata maledizione che affligge costantemente le nostre vite videoludiche: i pregiudizi.
Da sempre, infatti, i videogiochi, e di conseguenza i videogiocatori, vedono affibbiarsi dalle masse etichette basate su alcuni tra i più falsi ed ignoranti pregiudizi in materia, che tra l'altro si sono rivelati col tempo più difficili da sconfiggere di quanto possa esserlo il boss più spietato di Dark Souls. Tempo fa (questo lo spunto che ha stimolato tale riflessione) mi stavo arrovellando con dei miei amici per trovare il regalo giusto per un nostro amico, videogiocatore occasionale, che di lì a poco avrebbe compiuto diciotto anni. Partendo dall'idea di regalargli un gioco per console uscito da poco e molto in voga, ma preoccupati dalla prospettiva di regalargli un doppione visto la popolarità del titolo in questione, uno dei presenti ci rassicurò (in parte) dicendoci che aveva saputo che la sua famiglia si era rifiutata di regalargli qualsiasi videogame, gioco, console o accessorio che fosse, poiché "troppo superfluo ed infantile". Questo mi ha portato a riflettere su due tra i più grandi pregiudizi che riguardano i videogames: l'infantilismo e la perdita di tempo. [caption id="attachment_30770" align="aligncenter" width="400"]Soltanto dopo la metà degli anni Novanta, culminando probabilmente con il rilascio sul mercato della prima Playstation, il pubblico dei videogiocatori di console, alcuni cresciuti, altri avvicinatisi da poco, iniziò realmente a mescolarsi, e qualcuno iniziò a guardarsi intorno e ad accorgersi che forse i videogiochi, nella loro definizione più ampia, potevano ambire ad essere qualcosa di più di un semplice giocattolo, merito in gran parte dovuto a titoli che portavano la complessità tecnica e concettuale dell' opera videoludica ad un livello fino ad allora inedito.
Ad oggi, dati alla mano, i videogiocatori nel mondo si collocano prevalentemente nella fascia di età media compresa tra i 16 ed i 30 anni, ed in alcuni paesi, come l'Inghilterra e i paesi scandinavi (non certo l'Italia) questa arriva anche oltre i 40. Non proprio "bambini". Ma non voglio illudermi certo che tutti gli acquirenti di alcuni tra i maggiori best-sellers degli ultimi anni, da The Last of Us a GTA, da Call of Duty a Simcity, si siano lasciati scoraggiare dal PEGI e abbiano già compiuto la maggiore età o giù di lì, ma sta di fatto che videogames -sia per quanto concerne il settore mainstream che quello indie- investendo su atmosfere, personaggi e temi rivolti ad un pubblico più maturo (dal punto di vista anagrafico, ma non solo) da un lato riflettono l'età media del loro target e sono testimoni di un "invecchiamento" dei videogiocatori, dall'altro ambiscono ad allargare il loro bacino d'utenza anche oltre lo standard tradizionale. Tutto dimostra che i videogiochi, oggi più che mai, non sono (soltanto) roba per bambini. Quante volte, invece, avrete pensato, stimolati dalla ramanzina un genitore esigente o dalle esortazioni di un amico supponente, che i videogames siano una perdita di tempo? Provate a quantificare le ore di tempo trascorse ad esplorare le lande di Skyrim o le metropoli di GTA e vi renderete conto che nello stesso tempo avreste potuto laurearvi o ancora meglio pianificare la rapina perfetta, anziché simularla con Trevor e compagnia. Ma non è questo il punto, giocare è intrattenimento e divertimento, e pertanto non ha di per sé bisogno di essere produttivo: i videogiochi sono, sì, una perdita di tempo, almeno se arrivati ad una certa età conferiamo priorità ad alcuni obblighi sociali, professionali, affettivi o quant'altro, ma non lo sono né più né meno di altre forme di svago, anzi, oggi più che mai nella sua storia il videogioco ha saputo dimostrare un grandissimo valore anche in termini "artistici" e narrativi, oltre che strettamente ludici. La questione è perché, allora, altri generi di intrattenimento, come guardare un film, leggere un libro, cazzeggiare sul web o invadere la vita privata altrui o esibire la propria su Facebook hanno presso i più, esplicitamente o meno, una reputazione di gran lunga migliore? Innanzitutto la relativa "giovinezza" dei videogames, che se da un lato è un'opportunità, dall'altro ne giustifica l'ignoranza e la scarsa dimestichezza a trattarne da parte dell'opinione pubblica e da professionisti dell'informazione; poi c'è sicuramente la forte assuefazione prodotta dai videogiochi soprattutto nei giovani e nei meno giovani che suggestiona, terrorizzando, i genitori che vi abbandonano i propri figli; infine è da anni e anni ormai i videogiochi sono occasionalmente il bersaglio di una retorica che li accusa di ispirare comportamenti aggressivi, antisociali se non addirittura di omicidi e stragi. Non è un caso che molti tra gli autori di recenti spargimenti di sangue abbiano dichiarato di essersi ispirati a Doom, GTA o qualsiasi altro gioco ad alto tasso di violenza, ma questa sembra più una conseguenza, anziché una causa, dovuta al fascino che alcuni videogiochi esercitano nei confronti di chi ha problemi emotivi o relazionali già da prima di iniziare a giocare (per quanto riguarda un approfondimento del tema videogiochi e aggressività vi segnalo l'interessante articolo della nostra Claudia Altini). Infatti, se da un certo punto di vista l'equazione videogiochi=emulazione omicida è del tutto statisticamente e scientificamente infondata, allo stesso modo di quanto accade per il cinema o per la narrativa in generale, c'è da dire che i videogiochi, al pari se non di più di altri media, sono una potente valvola di sfogo con cui possiamo scaricare la tensione e l'aggressività quotidiana mettendo in scena situazioni, "storie" e personaggi con cui immedesimarci, per liberare la nostra immaginazione o più semplicemente per evadere dal carcere che può diventare la quotidianità, con il suo mix letale di banalità e routine. Poi, purtroppo, in certi casi si trova un compagno di cella che ha da ridire sul piano di fuga. [caption id="attachment_30772" align="aligncenter" width="500"]Ma i pregiudizi sono davvero del tutto frutto dell'ignoranza e della cattiva informazione, oppure i videogiochi (ed i loro utenti) hanno una parte di responsabilità?
Spesso, in questi anni di crisi, per ragioni legate perlopiù a logiche di mercato e di branding, i grandi sviluppatori hanno preferito investire su marchi e formule di gioco già consolidate, capaci di adescare con cadenza più o meno regolare un pubblico fidelizzato che si aspetta di anno in anno un upgrade più formale che sostanziale di ciò con cui si è già divertito in passato, almeno finché la carica di quella serie non si sarà del tutto esaurita. Se si esclude la scalpitante vivacità dello scenario indie, il videogioco dei grandi numeri fino a poco tempo fa si è sempre mostrato impaurito dalle innovazioni in termini di concept ed in particolar modo di maturità dei temi affrontati nel comparto narrativo, basti pensare che il progetto di Heavy Rain, prima di diventare un'esclusiva Ps3, fu presentato anche a Microsoft, la quale rifiutò a causa della scabrosità di una storia che raccontava del rapimento di bambini. Sul fronte del pubblico, una numerosa fetta di videogiocatori ha assecondato questa tendenza, preferendo godersi (sacrosanto diritto) i videogames per quello che sostanzialmente erano/sono, ovvero dei semplici giochi e nulla più, mentre l'ampliamento del mercato casual a partire dal lancio della Wii durante l'ultima generazione non ha certo prodotto un' inversione di questa tendenza, con lo spopolare di molti giochi immediati e accessibili a tutti e che ha visto inoltre l'intrusione nel mercato dei videogames di piattaforme concorrenziali non dedicate espressamente al gioco (smartphone e tablet) , con grande preoccupazione dei produttori di console portatili, e non solo loro. C'è poi, a mio avviso, da non sottovalutare la questione di un certo tipo di gioco online, quella zona d'ombra dove spesso l'agonismo raggiunto per determinati titoli ha accesso la competizione fino a degenerare in toni più consoni alla politica e alle curve dello stadio, e la console war, insieme con la competizione che spesso divide grandi brand appartenenti allo stesso genere (tipo COD e Battlefield), non sono altro che l'ennesima propaggine di questo agonismo sfrenato che muove una buona parte della galassia videoludica, e dove l'alibi dell'hardcore gaming ormai non regge più. Tutto questo ha alimentato per anni la sottostima, se non l'indifferenza, di tutti coloro che hanno sempre considerato il videogame un medium che non aveva molto da dire, al di sotto di quelle che poi, come sappiamo, sono le sue reali potenzialità. [caption id="attachment_30773" align="alignleft" width="150"]Chiunque abbia giocato a TES V sa bene come la maggior parte delle donne del gioco non siano proprio definibili come un fior di bellezza e gentil femminilità. Le donne Nord sono caratterizzate da uno spirito guerriero e per questo motivo hanno maniere rudi che spesso si riflettono in tratti facciali poco raffinati.
Ebbene, appena giunti nell' Eden... ah no, Nexus. Dicevo, nell'home page le mod più in vista sono quasi sempre quelle che vanno a modificare textures e comportamenti del gentil sesso. Io non sono molto interessato alla cosa e mi accontento di mod che raffinino in maniera non eccessiva i volti delle donne, eliminando lo sporco ed esaltandone i tratti.
Ah, ho anche trovato una vera e propria waifu da usare come compagna di viaggio che parla giapponese ed ha un'aspetto alla Final Fantasy. Il mio lato giappominkia freme dalla gioia!
Ma questo è solo l'inizio! Cercando più a fondo si possono trovare infiniti NPC da sposare o da portare con sé in viaggio, quasi tutti realizzati egregiamente e a volte con una storia alle spalle e missioni da compiere.
[caption id="attachment_30904" align="aligncenter" width="500"]Sappiamo tutti che in Skyrim è possibile convolare a nozze, ma non è un segreto il fatto che questa possibilità non sia stata gestita al meglio. Dopo essere riusciti a sposare la nostra o il nostro prescelto infatti, le interazioni con quest'ultimo si limiteranno a qualche parolina dolce e a pasti caldi preparati per noi.
Perché allora non aggiungere altro?
Con la Legendary Edition ed il suo HeartFire, è possibile non solo creare dalle fondamenta la propria casa (ed arredarla con mod apposite), ma anche adottare uno o due orfani della strada e quindi realizzare il proprio "focolare", appunto, di famiglia. Molto interessanti e realistiche le interazioni coi bambini, i quali saranno davvero contenti di entrare nella nostra famiglia e saranno in costante ricerca di affetto, doni e a volte anche denaro.
Con una mod apposita (e ti pareva), sono riuscito ad adottare tutti i bambini dell'orfanotrofio di Riften, più una povera bambina vittima di violenze da parte del padre a Rorikstead.
Sono rimasto spiazzato e sorpreso nel vedere sempre nuove interazioni tra i bambini ogni volta che tornavo a casa. Essi litigano tra loro, vogliono giocare a nascondino o acchiapparella, non vogliono andare a letto presto, desiderano bambole e vestiti nuovi e posseggono sogni ed aspirazioni personali. Cosa volere di più?
Sì, avete ragione: la mod pornografica. C'è anche questo (come sancisce la famosa regola 34). Indossando un semplice amuleto di Dibella, sarà possibile infatti intrattenere focose relazioni sessuali con quasi ogni NPC del gioco, scegliendo posizione e ruolo attivo/passivo. Dopo averla provata ed essermi fatto un po' di risate per alcune posizioni assurde, l'ho subito disinstallata perché stonava troppo con il contesto del gioco.
[caption id="attachment_30902" align="aligncenter" width="496"]Archiviato l'argomento donne e famiglia, mi sono concentrato sul gameplay e qualche piccola miglioria estetica. Di Skyrim mi infastidiva il fatto di poter portare con sé solo un compagno alla volta, così ho trovato subito la mod che mi permetteva di portarne fino a 15. Certo, avere 15 seguaci snatura il gioco perché rende il tutto davvero troppo semplice ed è quasi impossibile gestire ogni NPC, quindi alla fine opto per una squadra alla Dragon Age, con altri tre fidi compagni di viaggio. Aumentando la difficoltà in Leggendaria, il loro aiuto viene attutito e quasi annullato.
Con un altro pacchetto di files, fornisco me e la mia squadra di armi ed oggetti unici e potenti e mi ritengo pronto a cominciare finalmente il mio lungo viaggio.
Non prima però di aver installato un nuovo, spettacolare cielo notturno nel quale campeggia nientemeno che La Morte Nera. Fantastico! Certo, stona molto con l'atmosfera medievale del gioco, ma è un piacere per gli occhi e per la mente.
Le mod grafiche mi interessano poco, anche perché è necessario un PC dalle altissime prestazioni per far girare uno Skyrim pesantemente moddato graficamente.
Tuttavia, con qualche accortezza, è possibile andare ad agire solo su ciò che è necessario: come le textures dell'acqua, la minacciosità delle nuvole e il suono della pioggia e dei tuoni, o le textures delle fiamme e degli incantesimi.
Anche la mappa, seppur bellissima, ha il punto debole di non indicare bene le strade, costringendoci molte volte a preferire lo scalare una montagna con il nostro cavallo anti-fisica piuttosto che seguire un normalissimo sentiero. Beh, inutile dirlo, con la mod apposita è possibile ottenere uno zoom potenziato sulla mappa e dei sentieri ben evidenziati. La mappa diverrà così estremamente più godibile.
[caption id="attachment_30903" align="aligncenter" width="500"]E' anche possibile aggiungere le stagioni, le impronte delle creature sulla neve e arricchire di molto flora e fauna del territorio.
Desiderate un cane di razza che vi accompagni? Presto fatto, anche se dopo un minuto lo eliminerete a causa del suo continuo abbaiare. Siete stanchi dei soliti animali? Tigri, linci e mini mammut sono pronti per essere scaricati.
Avrete solo ed esclusivamente l'imbarazzo della scelta e lo sbattimento dell'installazione con tutti i lati negativi che comporta.
In effetti, come ho già detto, il modding non è tutto rose e fiori. Dopo queste ed altre mod installate, ho notato l'aumentare di bug importanti e fastidiosi che spesso mi hanno impedito di andare avanti.
Non riesco più ad assorbire le anime dei draghi, quindi sono costretto ad usare un cheat ogni volta che uccido un drago; un bug mi impediva di uccidere Miraak nel DLC a lui dedicato ed ho avuto altri piccoli problemi che però sono fortunatamente riuscito ad arginare con qualche fix, patch e accorgimento apposito.
Insomma, se non siete degli smanettoni abituati a modificare file, non ci provate. Oppure, se proprio volete, utilizzate l'installer fornito sul Nexus, il quale evita la maggior parte degli errori umani.
[caption id="attachment_30907" align="aligncenter" width="500"]Cosa resta da fare quando si è riusciti a spremere tutto ciò che si poteva da un gioco? Lo si unisce ad altri giochi!
Ecco quindi spuntare mantelli da Assassin's Creed, armature di Legend of Zelda ed altri, deliranti, folli e geniali mix.
Personalmente, ho intenzione di installare un'ultima, importante mod. L'autore afferma nella descrizione che crede di dover rimproverare a Bethesda il fatto di non aver sfruttato a dovere i due pilastri sui quali avrebbe dovuto fondarsi l'intero titolo: i draghi e la guerra civile. Io sono parzialmente d'accordo e ho intenzione di provare la sua mod, che creerà scontri random tra Imperiali e Manto della Tempesta e a volte anche Draghi.
Per ora, mi sto godendo il fantastico DLC Dawnguard, quando mi inoltrerò finalmente nel filone delle quest principali che finora ho totalmente ignorato, installerò anche questa mod.
E voi? Avete intenzione di immergervi in questo mondo caotico e modificare all'inverosimile il vostro gioco oppure siete dei puristi e preferite una versione pulita e standard?
Ditemi nei commenti cosa ne pensate e quali mod vi piacciono maggiormente.
Non mi resta altro che darvi un piccolo assaggio di tutto ciò di cui vi ho parlato:
[caption id="attachment_30910" align="aligncenter" width="500"]